Le riviste stanno cambiando e questo potrebbe significare tempi migliori in arrivo

I lanci di nuove riviste sono in crescita, ma nel 2022 avremo un prodotto e un modello diverso?

 

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Dopo una sorta di crisi pandemica del 2020, sembra che lo scorso anno i lanci di nuove riviste abbiano registrato una ripresa.

Secondo la società di consulenza Wessenden Marketing, nel 2021 nel Regno Unito sono state lanciate 163 nuove testate, con un aumento del 44% rispetto all'anno precedente. Nel frattempo, la ricerca condotta dal professore di giornalismo e consulente per i media Samir Husni (alias "Mr Magazine") mostra un andamento analogo negli Stati Uniti, con 122 lanci di stampa lo scorso anno: più del doppio rispetto al 2020 (e vicino alle 139 nuove riviste arrivate sul mercato nel 2019). 

Nonostante queste nuove riviste abbiano spesso contenuti diversi, al di fuori di alcuni lanci mainstream (come l'edizione britannica di Rolling Stone) la maggior parte ha qualcosa in comune. Tendono a essere orientate a una nicchia, avere una bassa frequenza (spesso trimestrali o biennali) e a basarsi sui ricavi editoriali piuttosto che su quelli pubblicitari, il che solitamente comporta un prezzo di copertina elevato.  

Wessenden Marketing, nella sua analisi del mercato britannico delle riviste nel 2020, sostiene che il futuro della stampa è proprio questo: pubblicazioni a basso volume e bassa frequenza, all'interno di nicchie ristrette. Wessenden ha rilevato che il numero di copie distribuite dalle nuove riviste al momento del lancio è sceso del 22% rispetto all'anno precedente, raggiungendo una media di 8.400 copie, mentre il prezzo medio di copertina è aumentato di oltre il 10%, arrivando a 4,52 sterline.

Secondo Husni, i prezzi più alti hanno un vantaggio commerciale: permettono alle riviste di "concentrarsi di più sul loro pubblico e di allontanarsi dal business che porta a vendere la propria audience all’inserzionista”.

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La rivista Continental Literary Magazine è una nuova pubblicazione trimestrale che si può definire di nicchia: fondata in Ungheria dallo scrittore Sándor Jászberényi, riunisce scrittori dell'Europa centrale e nomi americani di spicco come Roxanne Gay e Naom Chomsky. Nonostante una copia costi 19,90 dollari (rispetto, ad esempio, agli 8,99 dollari del New Yorker), si presenta come un titolo di fascia alta, da tenere in libreria anziché da eliminare nella raccolta differenziata. Come sottolinea il rapporto Wessenden, le pubblicazioni di nicchia spesso utilizzano carte e finiture di qualità superiore per posizionarsi come un prodotto premium.

Come osserva Wessenden, le tirature sono generalmente più basse, come nel caso di The Continental Literary Magazine, che ha una diffusione di appena 5.500 copie in Europa e negli Stati Uniti. Grazie ai progressi tecnologici, come la stampa digitale inkjet, per gli editori può aver logica - in senso commerciale - stampare prodotti di maggior qualità e che risultino convenienti per le basse tirature.

Un'altra caratteristica distintiva della nuova ondata di riviste di nicchia è la ferma convinzione dei loro fondatori dell’importanza cruciale della stampa nel loro business. 

Nadja Spiegelman è il direttore responsabile di Astra, una pubblicazione semestrale appena lanciata che riunisce scrittori, poeti e artisti internazionali affermati e inediti. I destinatari ideali sono persone che leggono ancora le riviste. "Entro nei pochi negozi specializzati in riviste che ancora esistono a New York", dice, "e li vedo sempre pieni di giovani che vogliono davvero, davvero tanto le riviste". 

Pubblicare Astra come rivista cartacea era importante. "Tutto il sistema per le riviste sta cadendo a pezzi", dice Spiegelman. "Non ci sono più edicole, non ci sono più reti di distribuzione facili. Questo significa che è un momento proprio difficile per queste pubblicazioni.

"Ma credo che ci sarà sempre il desiderio di riviste cartacee, perché Internet è come un fiume in piena, senza fine", dice.

Una rivista è uno spaccato meno effimero, che offre una cura rigorosa in un momento in cui tutti hanno 1.000 schede aperte sullo schermo".  

Nadja Spiegelman, direttore responsabile di Astra

Maria Kivimaa ha ideato Decent, una rivista britannica di nicchia dedicata all’universo maschile e prodotta da donne. Lo ha fatto quando si è resa conto che "classifichiamo ancora le pubblicazioni come riviste femminili e maschili, anche se non è più questo il modo in cui la gente sceglie cosa leggere". Il desiderio di Kivimaa era che Decent - che ha lanciato il suo secondo numero a marzo - ribaltasse la tipica struttura di potere di genere nei media per "amplificare le voci femminili e magari contribuire a creare una nuova cultura per gli uomini".

Kivimaa sapeva che lanciare un magazine online sarebbe stato più facile, ma era certa di volere un prodotto stampato. "La gente sta troppo spesso al computer e si è persa la reazione emotiva con oggetti stampati e tangibili", dice. 

Esiste un sito web che integra la rivista con articoli più corti e di rapida lettura, ma Kivimaa ritiene che il digitale non possa eguagliare l'impatto di una pubblicazione cartacea quando si tratta di direzione artistica e fotografia. "È meglio essere una rivista cartacea", dice. "La narrazione visiva non è la stessa quando si è online".

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Overseas è una rivista descritta dai suoi fondatori come qualcosa di "mai visto prima". Lanciata quest'anno, analizza l’incredibile influenza del basket sulle culture fuori dagli Stati Uniti e in tutto il mondo. Secondo Andrea Casati, direttore editoriale di Overseas, la stampa ha sempre avuto un ruolo centrale. "Se fatte con passione e ricerca, le riviste cartacee sono una delle più grandi e inimitabili invenzioni di sempre: il tatto, il profumo, la sensazione di creare qualcosa che non può essere modificato hanno davvero un fascino incredibile".

Secondo Jim Bilton, amministratore delegato di Wessenden Marketing, il panorama delle riviste sta cambiando rapidamente: "I lanci di magazine esclusivamente digitali sono ormai una rarità. La stragrande maggioranza affianca alle piattaforme digitali una versione cartacea. Tuttavia, il prodotto cartaceo sta abbassando la frequenza di pubblicazione e sta diventando meno voluminoso, più costoso e, di solito, di migliore qualità in termini di pagine e carta".

Questi cambiamenti comportano anche un ruolo sempre maggiore per gli editori più piccoli. "Quindici anni fa, l'editoria era dominata da Burda, IPC, EMAP, Condé Nast e Hachette", afferma Bilton. Oggi le cose sono cambiate: "I grandi editori si sono ridotti. La vera creatività nelle riviste proviene dai piccoli 'editori per passione', mentre le grandi multinazionali ridimensionano e rimodellano le loro attività".

Per molti versi, le riviste cartacee si stanno evolvendo insieme ai loro modelli di business per diventare prodotti curati e di nicchia. Husni ha una sua opinione su questa tendenza. Per sopravvivere, secondo lui, una rivista oggi "deve essere un'attività che crea esperienze e che dà la sensazione di uno scambio tra amici fidati".

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